I misteriosi “panettoni” di pietra
Decine di cumuli di pietre, intrecciate con grande cura, corso dopo corso fino alla cima cupoliforme. Uno spettacolo unico e apparentemente inspiegabile, sul fianco dell’Alpe di Baudo, sopra all’antico abitato di Carpasio.Diverse affascinanti teorie sono state fatte sulla loro origine, tuttavia basta scavare nella memoria, neanche tanto remota, degli abitanti della Valle Carpasina per svelare il mistero.I toponimi locali, quali Ciangranon e Casa Ciantà, danno più che un indizio: qui la terra doveva rendere, di coltivazioni e fienagione. Poco più a valle si raccoglieva la cena in località Castagnetta: castagne da abbinare al latte. Ma, si sa, la lama della falce non è amica delle pietre. Per questo motivo i terreni venivano ripuliti accumulando il materiale lapideo in cosiddetti spietramenti o scaiai, dove i sassi più grandi e regolari creavano una muratura a base circolare o squadrata, da riempire con le scaglie più irregolari e piccole. Una sorta di deposito – spazzatura.Questo spiega la funzione dei “Pilui de l’Arpe de Baudu” ma non la loro forma: così elaborata e precisa, mal si accorda con la funzione, pratica e modesta.Tuttavia grande cura venne prestata dai costruttori in quanto pagati alla giornata: si tratta infatti di un’operazione di bonifica del terreno voluta dallo stato, in epoca fascista.
“io mi ricordo che la vecchia Nina, originaria di Villa Viani e domestica insieme a nonna Piera in casa Amirante a Genova, li chiamava, questi cumuli di pietre, Turacai. E citava sempre un antico detto ligure che recitava : “Tutte e scaie van ai turacai “, a significare che “.sempre i soldi vanno a chi già ne ha tanti “.
Così mi ricordo”
Silvano Valtolina, nonno della nostra Federica Casale
Ricerche di Giampiero Laiolo, dalla testimonianza orale di Antonio Ghiglione. Testo a cura di Nicola Ferrarese, immagini di Nicola Ferrarese e Claudio Cecchi